Anywhere Anytime

Regia di Milad Tangshir.
Un film con Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota, Max Liotta
Genere Drammatico, – Italia, 2024, durata 85 minuti.
Distribuito da Fandango.

Venerdì 29 novembre, ore 21:00
Domenica 01 dicembre, ore 18:00
Lunedì 02 dicembre, ore 21:00

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Torino. Issa è un giovane immigrato clandestino, da sei anni in Italia, che è stato appena licenziato. Cerca così di farsi aiutare dal suo amico Mario, che lavora in un ristorante per trovare un’altra occupazione. Lui lo accompagna a comprare una bicicletta usata a un prezzo decente e gli fornisce uno zaino e uno smartphone per fare il rider. All’inizio le cose sembrano mettersi bene ma un giorno, durante una consegna, gli viene rubata la bicicletta. Vede il ladro, corre per raggiungerlo ma poi lo perde di vista. Non ha però il denaro necessario per comprarne un’altra. Così cerca disperatamente di ritrovare la sua. Inizia così a girare per la città per ritrovarla ma finisce per mettersi nei guai.

Le luci di città. Dalla notte al giorno e, ancora, la notte. L’ambientazione è quasi sempre in esterno e Torino viene attraversata seguendo gli spostamenti di Issa. A piedi, in bici, ancora a piedi. C’è una sorta di pedinamento zavattiniano nei suoi confronti.

È il giovane protagonista che sembra costruire la propria storia e non viceversa in un cinema fatto di accadimenti che sembrano presi così come sono dalla realtà, senza dare l’impressione di nessun cambiamento se non impercettibile. Il riferimento a Ladri di biciclette è così immediato da apparire anche scontato. Ma più che un omaggio, sembra esserci una corrispondenza privata con quel film. Come Antonio e Bruno nel film di Vittorio De Sica, anche Issa cerca per gran parte di Anywhere Anytime la sua bicicletta rubata.

Milad Tangshir, regista originario di Teheran al suo primo lungometraggio che ha alle spalle anche una carriera come musicista con il gruppo iraniano Ahoora, riprende quella lezione evitando di seguirla scolasticamente ma aggiornandola con una sensibilità moderna, estremamente attuale. La scritta sullo zaino giallo sulle spalle ‘anywhere anytime’ del titolo, è solo l’illusione di facciata di un cinema che sa mostrare con energia, rabbia, impulsività, la storia di un’integrazione mancata.

Catapulta subito dentro la storia di Issa, già dalla scena iniziale in cui il suo datore di lavoro lo licenzia perché ha paura dei controlli delle forze dell’ordine e poi aumenta anche i giri nel momento in cui la ricerca della bicicletta assume anche i contorni di un thriller ma anche di un cinema intimamente disperato, travolgente nella sua immediatezza. Apre qualche squarcio di luce (la ragazza immigrata che accenna il motivo di una canzone, le foto sullo smartphone che gli ha prestato Mario) ma poi torna ad essere una corsa affannata, tormentata, all’ultimo respiro.

C’è un continuo scarto tra Issa che cerca di integrarsi e Torino che sembra respingerlo, malgrado qualche momento come nell’incalzante momento alla mensa dei poveri e la scena, così privata e umana, con l’anziana donna che chiede a Issa di aiutarla a portare il carrello della spesa a casa. Anywhere Anytime non concede nulla, non si concede nulla. Dal dettaglio iniziale degli occhi del protagonista, si avvertono tutti i suoi stati d’animo contrastanti, quello che sta provando nel momento in cui fa o sta per fare qualcosa. Tutta la parte finale lascia il segno nella sua accecante cupezza. Un film di grande impatto, autentico, tesissimo. Un esordio notevole.

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