Doctor Strange
Un film di Scott Derrickson.
Con Benedict Cumberbatch, Chiwetel Ejiofor, Mads Mikkelsen, Rachel McAdams, Tilda Swinton.
Avventura, Ratings: Kids+13, durata 130 min.
USA 2016. – Walt Disney
PROGRAMMAZIONE:
Sabato 12 novembre, ore 21.00
Domenica 13 novembre, ore 18.00 e 21.00
Martedì 15 novembre, ore 21.00
Solo il Martedì biglietto € 4,00 per TUTTI
Stephen Strange è un neurochirurgo dal talento straordinario e dall’ego smisurato. Incapace di accontentarsi di salvare delle singole vite, ambisce a qualcosa che vada oltre e che rivoluzioni la medicina conosciuta. Dopo un grave incidente d’auto perde l’uso delle terminazioni nervose delle mani e quindi la possibilità di intraprendere il proprio lavoro. Strange non accetta la sua nuova condizione e si spinge fino in Nepal in cerca di una cura misteriosa. A Katmandu scoprirà dei segreti che vanno ben oltre quelli spiegabili con la sola scienza.
Premere sul pedale dell’acceleratore porta con sé delle conseguenze: metafora che vale per il dottore Stephen Strange, mentre sfreccia al volante della sua Lamborghini Huracán, così come per la Marvel, alle prese con la gestione del suo multi-sfaccettato MCU (Marvel Cinematic Universe). Quando la necessità è di stupire continuamente, presto o tardi si raggiunge il livello di saturazione, quello in cui vengono pizzicati i confini del ridicolo. Per la Marvel il rischio si è fatto concreto, specie in una “fase tre” – caratterizzata dalla guerra civile tra Vendicatori – che si è da subito dimostrata complicata, per la potenza di fuoco messa in gioco e per la difficoltà nel gestire il continuum globale, mantenendo le necessità stilistiche e narrative di ogni singolo lungometraggio. In questo senso la genesi di un nuovo eroe è il toccasana di cui la Marvel aveva bisogno. Specie di un soggetto complicato e dai poteri immensi, benché “minore” come fama all’interno della cosmogonia della Casa delle Idee. Ma Strange con sé porta anche molti rischi sul piano narrativo: la complicazione di mantenere un’estetica tra psichedelia, misticismo e new age, ad alto rischio di eccesso kitsch e la necessità di conciliare queste esigenze con una genesi tradizionale.
La nascita di un nuovo supereroe è gestita da Scott Derrickson (Sinister, The Exorcism of Emily Rose) con un approccio tradizionale riguardo al periodo “pre” – la parabola classica sui limiti della razionalità, obbligata a lasciare il posto alla fede – e un’accelerazione improvvisa degli eventi dopo che Strange raggiunge il Nepal.
Derrickson affronta di petto la visionarietà del personaggio e delle sfide che deve affrontare, sfruttando al massimo i colori e le forme di universi e “multiversi”, come solo il digitale spinto fino ai livelli odierni può garantire.
Il film di Derrickson mantiene un invidiabile equilibrio: da un lato quella sobrietà da cui il suo protagonista sfugge in continuazione, dall’altro una radicalità che si manifesta nell’audacia visiva – lo sconvolgimento di spazio e tempo che guarda a Inception e alle visioni più estreme di Escher – e nella gestione dei picchi emotivi della vicenda (la quasi-morte di Strange, la minaccia letale e improvvisa che si abbatte sui tre santuari), aiutata dal background di regista horror di Derrickson. L’ingrediente speciale è ancora una volta l’autoironia, quella che aiuta a riportare sulla terra una vicenda sottoposta a continue sollecitazioni centrifughe: le gag sono spassose e capitalizzano il giusto sullo standard affermatosi dopo il successo dei Guardiani della galassia. Merito anche di un cast che rappresenta l’effetto speciale aggiunto. Benedict Cumberbatch si adatta alla perfezione ai panni egocentrici e megalomani di Strange, superato solo dall’ineffabile Tilda Swinton, in un ruolo ideale per le sue caratteristiche di alterità e irriducibilità a connotazioni di genere o età.
L’universo di Strange è dominato da un’entropia fuori dal Tempo, contro la quale la Terra e i suoi protettori “spirituali” combattono strenuamente. Con delle leggi da tutelare, ma occasionalmente da infrangere. Strange, preda della paura di fallire e dell’egoismo, impara a sue spese la lezione e sceglie di rinunciare alle gioie della vita terrena per difendere un bene più grande. Non è dato sapere il perché cambi idea sulla propria natura, ma a giovarne, oltre alla razza umana nella finzione, è la stessa Marvel nel mondo reale.
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