Downton Abbey – 1° Visione
1° Visione
Regia di Michael Engler.
Un film con Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Elizabeth McGovern, Maggie Smith.
Titolo originale: Downton Abbey.
Genere Drammatico – Gran Bretagna, 2019, durata 122 minuti.
Distribuito da Universal Pictures.
sabato 26 – ore 21.00
domenica 27 – ore 21.00
martedì 29 – ore 21.00
giovedì 31 – ore 21.00
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Uscirà in sala in autunno, con il cast storico al completo e alcuni volti nuovi, il film sequel della fortunata serie tv Downton Abbey. La sceneggiatura di Downton Abbey – Il film sarà ancora di Julian Fellowes, lo showrunner ora in veste di produttore, mentre la regia sarà di Michael Engler, già dietro alla macchina da presa nel 2014 per quattro episodi della serie e recentemente al lavoro su Unbreakable Kimmy Schmidt.
Il film si ambienterà negli anni Trenta, a qualche anno di distanza dalla fine dell’ultimo episodio, andato in onda in Italia nel 2016.
Sei stagioni, 52 episodi e un’ultima puntata che aveva messo d’accordo tutti. Anche perché, a dar retta alle dichiarazioni di allora, la famiglia Crawley sarebbe rimasta inchiodata per sempre al piccolo schermo, senza nemmeno la possibilità di rinnovarsi per un’altra stagione. Ma ora che il cinema si prepara ad accogliere gli intrighi, gli amori possibili e impossibili, le competizioni in famiglia del period drama più amato d’Inghilterra (The Crown, che ne è l’erede, doveva ancora arrivare), è importante – se non imprescindibile – riprendere le fila della trama. Dove eravamo rimasti, e a che punto ci aveva lasciato l’ultimo episodio della sesta stagione? Era stata, quasi per tutti i protagonisti (la struttura di Downton Abbey è più corale di quella di The Crown) una chiusura con happy ending a base di nascite e riconciliazioni.
Lady Edith aveva trovato l’amore e un nuovo padre per la piccola Marigold, Lady Mary aspettava un secondo figlio dal nuovo marito (il precedente era stato “ucciso” dal suo interprete, Dan Stevens, in cerca di una carriera a Hollywood) e Anna e Bates erano diventati genitori. La concordia sembrava finalmente essere arrivata tra le sorelle Edith e Mary, e mentre il “plebeo” Tom – vedovo della più piccola dei Crawley – si preparava a tornare in Inghilterra con la figlia, il maggiordomo Carson e la signora Hughes convolavano a giuste nozze. “Arriva un momento in cui tutti gli spettacoli devono finire, e la nostra serie non fa eccezione – diceva all’indomani della messa in onda Julian Fellowes, premio Oscar alla sceneggiatura per Gosford Park nel 2002 – abbiamo chiuso quando ci sembrava giusto e naturale”. Ma la chiusura, evidentemente, non era così definitiva come sembrava.
Parte del successo dello show, dal costo allora elevatissimo di un milione a puntata, risiede nell’accuratezza della ricostruzione storica. Ambientata tra gli anni Dieci e Venti, attraverso il naufragio del Titanic, la recessione e la Grande Guerra, Downton Abbey è stata girata in parte nei London Studios e in parte a Highclere Castle nell’Hampshire, in una residenza di veri nobili (il conte e la contessa di Carnarvon, la cui famiglia possiede quelle terre dal 1679), dotata di una tenuta di 400 ettari. Tra le location usate per la serie all’interno di Highclere Castle, che dal 2012 è stato aperto al pubblico e affittato per matrimoni e feste, c’è il pianterreno, la biblioteca, la sala da pranzo, la camera da disegno e l’ampio corridoio. Utilizzato già nel 1982 come set del film The Missionary, il castello dei conti di Carnarvon ha ospitato, nel 1999, anche le riprese di alcune sequenze di Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, ambientate nel grande salone.
Prima che il ciclone Netflix travolgesse il mondo dell’intrattenimento, e molto prima che il gigante dello streaming cominciasse a produrre, con House of Cards, contenuti propri, il popolo delle serie impazziva letteralmente per Downton Abbey. Lo show ebbe l’audience più alto di tutti i tempi, entrò nel Guinness dei primati come la serie più acclamata dalla critica, ricevette 69 candidature agli Emmy vincendo 15 premi: un bilancio che per lungo tempo non ha avuto rivali. Tanti i fan blasonati dello show, a partire dalla regina Elisabetta che avrebbe confessato, in un’intervista concessa alla rivista People, di divertirsi a scovare gli errori nella pur accurata ricostruzione scenografica della serie. Ma accaniti spettatori sono stati anche Barack e Michelle Obama, che per lungo tempo avrebbero goduto del particolare privilegio di ricevere le puntate in anticipo sui comuni mortali.
A Downton Abbey sono dedicati, in Inghilterra, decine di tour che trasportano i fan nei luoghi delle riprese, a Highclere Castle, Basilidon Park e nelle campagne di Oxford, mentre in libreria è possibile scovare la sceneggiatura completa della prima stagione (527 pagine, edite da Neri Pozza), una guida al “mondo di Downton Abbey” (Rizzoli), e “Lady Almina e la vera storia di Downton Abbey” di Lady Fiona Carnarvon, storia vera della donna che ispirò il personaggio di Lady Cora. E ancora, in rete, esiste un ampio sottogenere di risorse dedicate alla serie: le ricette per cucinare colazioni, pranzi e cene alla Downton Abbey, in omaggio alle deliziose scene dei pasti nobiliari che ricorrono puntualmente in ogni puntata.
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