Dragon Trainer 3 – Il Mondo Nascosto
Regia di Dean DeBlois.
Un film con Cate Blanchett, America Ferrera, Jay Baruchel, F. Murray Abraham, Kristen Wiig.
Titolo originale: How to Train Your Dragon 3.
Genere Animazione, Avventura – USA, 2019, durata 104 minuti.
Distribuito da Universal Pictures.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti
Sabato 09 febbraio – ore 21,00
Domenica 10 febbraio – ore 16.00, 18.00
Martedì 12 febbraio – ore 21,00
Al martedì biglietto per TUTTI € 4,00
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Hiccup ha preso il posto del padre Stoyck come leader di Berk, nonostante del leader debba ancora trovare la stoffa, mentre Sdentato è il nuovo Alfa, il drago da cui tutti gli altri draghi si lasciano guidare. Uomini e draghi convivono, dunque, felicemente e scomodamente, ma l’utopia ha i giorni contati: Grimmel il Grifagno, assetato killer di Furie Buie, è sulle tracce di Sdentato e ha stretto un patto con i nemici di Hiccup promettendo loro di riportare in gabbia ogni drago in libertà. Non resta che partire, lasciare la propria terra, alla ricerca di quel mondo nascosto di cui vaneggiava Stoyck, per scoprire se si tratti davvero del paradiso dei draghi o soltanto di una leggenda da marinai.
All’inizio erano in due, Chris Sanders e Dean DeBlois, e, con il primo Dragon Trainer, tratto dalle pagine di Cressida Cowell, avevano saputo replicare la felicità artistica della strana coppia Lilo-Stitch nell’incontro tra Hiccup e Sdentato.
Poi DeBlois è rimasto solo, già dal capitolo secondo, ben più funzionale che dilettevole, ma con Dragon Trainer 3 – Il mondo nascosto la solitudine pesa molto meno: il vento dell’ispirazione torna a soffiare e il film spiega a fondo le vele, come si addice ad un finale di trilogia nell’era della sparizione del finale.
Hiccup non fa più solo coppia con Astrid, per ragioni di cuore, e con Sdentato, per ragioni di coda, ma s’interfaccia con la sua nemesi, quel Grimmel che da ragazzino si trovò davanti una Furia Buia, proprio come accadde a lui, ma non ci pensò un attimo a sparare per uccidere. Questione di carattere e di identità, che, nel giro di vite finale, non possono che aumentare di volume e di valore, facendosi questioni ideologiche. Da un lato, cioè, il cacciatore umano, che si professa appartenente ad una “specie superiore”, dall’altro il primo rappresentate di una mutazione ideale e antropologica che, dal mutuo-soccorso, attraverso l’amicizia più sincera, ha annullato la distanza tra uomo e drago. Non è un caso, infatti, che, in questo capitolo, Hiccup e i suoi attacchino brandendo l’arma del fuoco, vestiti con tute squamate dotate di ali: l’altro è stato incorporato e dunque la separazione, per quanto dolorosa, è ora possibile, perché non sarà mai definitiva, mai totale.
Solido e toccante sul piano del racconto, il capitolo finale non è meno riuscito su quello della forma, a cominciare dalla riscrittura del monologo iniziale col quale Hiccup presenta Berk, cambiato definitivamente di segno, per proseguire con le belle sequenze del corteggiamento tra Furia Buia e Furia Chiara (creatura misteriosa e splendente, Eve made in Dreamworks e annuncio dantesco dell’Eden che li aspetta), fino al finale, che getta un ecumenico ponte con altre saghe, dentro e fuori dall’universo animato.
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