I figli della notte
Regia di Andrea De Sica.
Un film Da vedere 2016 con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone.
Genere Drammatico – Italia, Belgio, 2016, durata 85 minuti.
Distribuito da 01 Distribution.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
Venerdì 3 novembre, ore 21.00
Lunedì 6 novembre, ore 21.00
Con poca voglia ma parecchia obbedienza alla madre, Giulio entra in un collegio prestigioso per rampolli benestanti. Dalle sembianze asburgiche, la struttura è una nota palestra per la futura classe dirigente, rigida e spietata. Il ragazzo è immediatamente attratto da Edo, dalla personalità a lui opposta, anticonformista e incline alla ribellione. In complicità si oppongono al bullismo imperante e in totale segretezza, iniziano a trascorrere nottate in un locale di prostitute. Gli effetti attesi non tarderanno a presentarsi.
Non nasconde elementi di autobiografia Andrea De Sica mentre “annota” l’origine del suo esordio in lungo I figli della notte. Il nipote di Vittorio e figlio del compianto Manuel indubbiamente ha un cinema “severo” nel sangue, qui ferocemente sentenzioso.
“Siete la classe dirigente del futuro, non dimenticatevelo” tuona il preside del collegio dai tratti esternamente imperiali e internamente kubrickiani, tanto di Shining quanto di Arancia Meccanica per alcuni “giochetti” sulle matricole. Esso si staglia nel bianco abbacinante di un incipit fortissimo, evidente contrasto con quel nero notturno e violento che andrà a raccontare.
I rampolli sono diversamente viziati, la disciplina militaresca serve “a ritrovare il giusto passo”, anche difendendosi da un bullismo controllato con videocamere nascoste. Il Grande Fratello costituito da “angeli” ex alunni e ora impiegati vede tutto, controlla tutto: scappatelle e tentativi di fuga, miseria e nobiltà di comportamento. “Io non vi spio, io imparo a conoscervi” è la giustificazione degli educatori non dissimili dai manipolatori di Hunger Games. De Sica indugia con coraggio sui volti e i corpi di questi teenager sulla via della disumanizzazione, consapevole che nulla di buono è loro destinato. Il suo “Bildungsroman” diviso fra il giorno e la notte invernali ha il sapore di un già visitato probabilmente attraverso letture e visioni suggestive alla materia, ma non è privo di una sua forza intima e coraggiosa.
La svolta horror – Stephen King docet – arriva con la scoperta dell’ultimo piano, ove ad attendere Giulio e soprattutto Edo é una porta sigillata: “non aprite quella porta” verrebbe da esclamare, inutilmente. Al di là regnano i fantasmi che profumano di Carpenter, di Argento ma anche degli orrori più profondi alla Lynch, Cronenberg e all’Haneke di quei Funny Games glaciali come alcune inquadrature adottate da De Sica. Gli adolescenti sono vittime di un sistema ineluttabile, anche i meglio intenzionati come Giulio, giacché il vero burattinaio è il denaro, capace di trasformarli in mostri violenti e vigliacchi. “Là fuori è anche peggio”: loro non lo sapevano ma imparano presto a comprenderlo.
Saccheggi cinematografici forse inconsapevolmente assorbiti a parte – ai già citati si possono aggiungere una certa perversione alla Paolo Franchi – il debutto di Andrea De Sica gode di una sua autonomia narrativa e drammaturgica, leggermente inclinata su un finale troppo calcato ma probabilmente necessario nell’economia (est)etica dell’opera. L’occhio addestrato può trovare una certa prevedibilità complessiva nel racconto in cui ogni nemesi immaginata è puntualmente confermata, e tuttavia questo è perdonabile.
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