Il grande giorno

Regia di Massimo Venier.
Un film Da vedere 2022 con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Antonella Attili, Elena Lietti.
Genere Commedia, – Italia, 2022, durata 90 minuti.
Distribuito da Medusa.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Domenica 01 Gennaio 2023 – ore 21.00
Lunedì 2 gennaio – ore 21.00
Martedì 3 gennaio – ore 21.00
Mercoledì 4 gennaio – ore 21.00

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Caterina ed Elio, lei figlia di Giovanni, lui figlio di Giacomo, si conoscono fin da bambini, si frequentano da una vita e sono in procinto di sposarsi. Giovanni e Giacomo lavorano insieme da decenni in un’azienda che fabbrica divani ma non potrebbero essere più diversi: il primo è entusiasta, esagerato e generoso, il secondo è preciso, pignolo e un po’ taccagno. E se Giovanni è disposto a spendere una fortuna per il matrimonio della figlia, Giacomo si preoccupa di come rientrare da quelle spese faraoniche che condivide. Valentina e Lietta, le rispettive mogli, sopportano con pazienza gli eccessi dei mariti, e a Valentina tocca anche sobbarcarsi la nostalgia che Giovanni prova per l’ex consorte Margherita, fuggita anni prima in Norvegia dove ha vissuto da single indipendente. Quando al lago dove si stanno per celebrare le nozze di Elio e Caterina Margherita arriva con il suo nuovo compagno, Aldo, un uomo del sud carismatico e pasticcione, la tre giorni di festeggiamenti prende pieghe impreviste e talvolta tragicomiche.

Dopo il successo di Odio l’estate, con cui Aldo, Giovanni e Giacomo erano tornati alla migliore forma comica, il trio fa il bis con Il grande giorno, senza cambiare la squadra vincente: il regista Massimo Venier e il team di sceneggiatura di cui fanno parte, oltre a Venier e ai tre protagonisti, Davide Lantieri e Michele Pellegrini.

Il risultato è una commedia di quelle cui Aldo, Giovanni e Giacomo ci hanno abituato e alle quali vogliamo davvero bene: divertente, mai sguaiata, con momenti di grande tenerezza e istanti di breve malinconia. Le battute sono tante e riuscite, la costruzione dei personaggi è interessante, e parte dalle personalità dei tre attori e dalla loro particolare dinamica: Giovanni e Giacomo sono i milanesi borghesi e lavoratori, spesso incazzosi e spesso laconici, mentre Aldo è la variabile impazzita e l’innesto meridionale che come il vino da taglio (di qualità) rafforza il gusto e la gradazione alcolica di quelli del Nord.

Il grande giorno è ciò che il remake del francese C’est La Vie avrebbe voluto essere, perché racconta gli innumerevoli disastri che possono succedere durante un matrimonio dalle grandi ambizioni: ma qui il copione è tutto nuovo e tutto italiano, pieno di dettagli gustosi e di caratterizzazioni divertenti, dal maitre soprannominato “il Riccardo Muti del catering” (Pietro Ragusa) al cardinale Pineider (in omaggio ad una storica cartoleria che tra l’altro stampa partecipazioni di nozze) interpretato da Roberto Citran ad un prete di provincia (Francesco Brandi, anche narratore).

E come in Odio l’estate la scelta delle tre attrici che interpretano le due mogli e la ex moglie è di alto livello: rispettivamente Elena Lietti, Antonella Attili e Lucia Mascino. E se tutte e tre riescono ad essere divertenti e credibili, il cuore di questa storia è Attili che sfugge continuamente la tentazione della macchietta e dà alla sua Lietta (un omaggio alla critica Tornabuoni?) grande spessore e umanità: la sua ultima espressione (oltre al resto) è da premio.

Quella di Brunori Sas è più di una colonna sonora: è un commentario alle azioni, e denuncia tutta l’ipocrisia borghese che attraversa questa storia. Se infatti gran parte del cinema italiano di commedia contemporaneo colloca i suoi personaggi in ambientazioni molto più lussuose di quelle che si potrebbero permettere, senza peraltro commentare l’incongruenza di questo benessere fasullo, Aldo, Giovanni e Giacomo descrivono con onestà un habitat che conoscono, ma ne sottolineano i limiti e le contraddizioni, esponendo per primi se stessi come rappresentanti di un privilegio riservato a pochi.

La loro concretezza meneghina traspare da ogni gesto e ogni battuta, e l’aver creato per due dei protagonisti una professione facilmente riconducibile ad un’attività commerciale esistente (con la loro ben nota campagna pubblicitaria) amplia il gioco fra finzione e realtà.

Il cinema di Aldo, Giovanni e Giacomo ha una dimensione tutta sua: anche il ritmo di commedia non è quello forsennato che ci si aspetta nel 2022, ma per loro funziona, perché i tempi più dilatati tolgono ansia e lasciano spazio al gonfiare della risata capitalizzata sulla conoscenza che abbiamo delle loro maschere. È un cinema che, dopo un periodo di smarrimento e alcune cadute rovinose, ha saputo rinnovarsi nella continuità, tenendo conto (senza contrastarlo con finto giovanilismo) del passare del tempo e di alcuni temi che diventano riflessioni quotidiane con l’avanzare degli anni. E ci sta restituendo quel “comfort food” che sono da sempre i loro film: sotto Natale, non potremmo chiedere di meglio.

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