Il ritratto del duca

Regia di Roger Michell.
Un film con Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Matthew Goode, Aimee Kelly.
Titolo originale: The Duke.
Genere Commedia, – Gran Bretagna, 2020, durata 96 minuti.
Distribuito da Bim Distribuzione.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Lunedì 22 agosto, Ore 21.00
Martedì 23 agosto, Ore 21.00
Mercoledì 24 agosto, Ore 21.00
Giovedì 25 agosto, Ore 21.00

Newcastle, 1961. Kempton Bunton ha sessant’anni e qualcosa da dire, sempre. Contro il governo, contro la stupidità, contro l’ingiustizia sociale soprattutto, che combatte come Robin Hood nella Contea di Nottinghamshire. Ma la battaglia più strenua è quella domiciliare con Mrs. Bunton, la consorte inasprita dalla vita e dalla morte prematura della loro figlia. Kempton scrive drammi che nessuno leggerà e si batte con la BBC per abolire il canone agli anziani e ai veterani di guerra. Metà del tempo lo passa a opporsi, il resto a cercare un lavoro. Per contribuire all’economia familiare, il figlio minore ruba alla National Gallery il ritratto del Duca di Wellington. Rimproverato il suo ragazzo per il gesto, Kempton ne diventa complice chiedendo un riscatto al governo inglese da reinvestire in opere di bene. L’imprevisto, però, è dietro il corner.

Autore di una commedia romantica divenuta un classico (Notting Hill), Roger Michell firma un film (britannico) tagliato per gli Oscar.

La formula? Un soggetto nobile, un décor d’epoca, una cup of tea e un ruolo di primo piano propizio alla performance attoriale. La schermaglia so british tra Jim Broadbent e Helen Mirren è certamente la cosa migliore del film. L’insieme è lontano dall’essere sgradevole e tutto quello che ci racconta è vero. O quasi. La storia di trasgressione di Kempton Bunton trova un’incarnazione ideale in Jim Broadbent, che ne fa un irresistibile bugiardo sempre un passo avanti alla disperazione.

Assediato dalla vita e tormentato dalla consorte, il protagonista conserva dentro di sé una fiamma che brucia di amore per la letteratura, di humour, di affetto per i suoi cari e per il mondo. I perdenti sono raramente magnifici e Roger Michell non risparmia al suo vecchio eroe qualche umiliazione. Ma Jim Broadbent è un campione di simpatia che usa come strumento del crimine. A sostenerlo nella scalata al cuore dello spettatore è un autore che prova piacere a mettere in scena i ‘delitti’ del suo personaggio. Per quanto immorali siano, la frenesia creativa offre una chance al nostro per raggiungere il resto del genere umano, quello che vuole soccorrere ‘sequestrando’ il generale che piegò Napoleone e prestò il nome a un filetto.

Senza un centesimo e tanti progetti nel cassetto (letteralmente), Kempton Bunton è snobbato dalle autorità di cui cerca invano l’attenzione e a cui vorrebbe donare una replica politica. Non c’è altro modo per lui di farsi notare che rendersi complice di un reato, in cui si rivelerà brillante. Come Spielberg in Prova a prendermi, Roger Michell si lascia inebriare dall’abilità del suo ‘impostore’, trascrivendo con piglio la tristezza e la solitudine di chi ha voglia di rialzarsi. Ritratto su ‘tela’ e sfondo, una Gran Bretagna euforica e febbrile al debutto degli anni Sessanta, The Duke non si interessa troppo al furto ma a chi lo compie in un crescendo emotivo ‘da piangere’. L’opera malinconica intrisa della solitudine degli esseri resta tuttavia un miraggio. The Duke non trascende lo stadio di aneddoto.

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