La Bella e la Bestia
Regia di Bill Condon.
Un film con Emma Watson, Dan Stevens, Luke Evans, Kevin Kline, Josh Gad, Ewan McGregor.
Titolo originale: Beauty and the Beast.
Genere Fantastico – USA, 2017, durata 123 minuti.
Sabato 1 aprile, ore 21.00
Domenica 2 aprile, ore 16.00 / 18.00 e 21.00
Martedì 4 aprile, ore 21.00
Sabato 8 aprile, ore 21.00
Domenica 9 aprile, ore 21.00
Martedì 11 aprile, ore 21.00
Solo Martedì per TUTTI Biglietto € 4,00
Ventisei anni dopo il film d’animazione che per primo sfondò la barriera della nomination all’Oscar come Miglior Film, la Disney torna su quei luoghi incantanti: il villaggio francese di Belle e il castello stregato della Bestia, dove un orologio, un candelabro, una teiera e la sua tazzina, il piccolo Chicco, trascorrono l’esistenza prede di un sortilegio, sperando che non cada anzitempo l’ultimo petalo di una rosa o non torneranno mai più umani.
Il film di Bill Condon arriva evidentemente sull’onda degli altri remake in live action dei classici Disney, ma sceglie una strada differente rispetto, per esempio, alla revisione di Cenerentola firmata da Kenneth Branagh.
Il nuovo La bella e la bestia non reinventa quasi nulla, e laddove lo fa, nel prologo settecentesco, nell’introduzione di un paio di personaggi e di alcuni interpreti di colore, non opera modifiche particolarmente incisive e sembra piuttosto obbedire a qualche legge morale o hollywoodiana, che ha poco a che vedere col materiale creativo. Al contrario, il film di Condon segue piuttosto alla lettera il precedente animato, riprendendone il copione, il libretto musicale, le stesse inquadrature. Si può non comprendere fino in fondo la natura di questa scommessa, si può ragionevolmente ipotizzare che la logica sia in tutto commerciale, ma non si può non ammetterne il successo finale. In un momento in cui l’animazione ha preso strade più stratificate e sperimentali, spronata dalla rivoluzione Pixar, anche al più moderno dei classici Disney non nuoce una rinfrescatina, e qui c’è abbastanza entusiasmo per un’intera boccata d’aria fresca.
Curiosamente, si diceva, non sono le novità a sedurre, le nuove canzoni non la spuntano sulle “vecchie”, il nuovo viaggio nel tempo, che approfondisce la primissima infanzia di Belle, non cambia le carte in tavole: anche se in altro modo, è ancora una volta l’animazione a vincere, lo splendido lavoro di computer grafica, l’armonia con cui si fondono, a livello di immagine, la verità dei corpi e quella dell’invenzione.
La grande rivoluzione, su un altro piano, era già stata operata col cartoon, che aveva preso la più modesta, la più dolce e umile delle figlie di un ricco mercante caduto in disgrazia e l’aveva trasformata in una ragazza orgogliosa e annoiata, una lettrice, e dunque una sognatrice, una “strana”, insomma, agli occhi del borgo ignorante e conservatore, che conteneva già in sé un’affinità, un comune sentirsi outcast, con l’altro, vero freak del racconto: la Bestia. Condon spinge su questo punto, facendo di Belle un’inventrice a sua volta (di una rudimentale lavatrice), una donna che non ha bisogno di piacere a chi non piace a lei, e arruolando un’attrice come Emma Watson, che in certe battaglie si è già mostrata addestrata e credibile, anche giù dallo schermo.
Condon affonda nell’umanità dei personaggi e convince, mentre insegue, già che c’è, un gusto più contemporaneo e post-Twilight. Kevin Kline “riempie” una figura paterna un po’ vuota, Le Tont dichiara il suo accennato sentimento omoerotico, il clima si fa più oscuro e macabro man mano che ci si avvicina al tema frankensteiniano e il racconto, sull’impossibilità di essere felici se non si è liberi, torna alla portata di tutti, o quasi.
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