Lego Batman – Il Film
Regia di Chris McKay.
Con Will Arnett, Michael Cera, Zach Galifianakis, Rosario Dawson, Ralph Fiennes.
Titolo originale: The Lego Batman Movie.
Genere Fantastico – USA, 2017, durata 90 minuti.
Distribuito da Warner Bros Italia.
Sabato 18 marzo, ore 21.00
Domenica 19 marzo, ore 16.00 e 21.00
Martedì 21 marzo, ore 21.00
Solo Martedì per TUTTI Biglietto € 4,00
Gotham City. Dopo l’ennesimo successo di Batman contro Joker, il commissario di polizia Jim Gordon lascia l’incarico alla figlia Barbara, che ha intenzione di voltare pagina con la dipendenza di Gotham dal vigilante mascherato. Per dimostrare a tutti di essere insostituibile, Batman imprigiona Joker nella Zona Fantasma, la prigione spaziale in cui Superman relega i peggiori criminali dell’Universo. Peccato che il piano di Joker prevedesse proprio tutto questo…
Nel 2014 The Lego Movie colpì il panorama cinematografico con la violenza di un meteorite.
Uno sforzo apparentemente sovrumano di conciliare le esigenze della computer graphics con quelle del vintage per eccellenza del mondo ludico, i mattoncini Lego, con contorno di ironia dissacrante e celebrazione dei molti brand coinvolti nell’iniziativa.
In pratica la realizzazione del sogno di ogni bambino, quello di creare mondi a catena con un mash up di personaggi di fantasia e realmente esistiti, sotto forma di un film godibile, quando non esaltante. Un cocktail riuscito talmente bene da piacere a bimbi e critici insieme, spingendo firme eccellenti a parlare di rielaborazione crossmediale del linguaggio cinematografico.
Definire Lego Batman uno spin-off dell’esperienza di The Lego Movie pare riduttivo, già a partire dal commento che il vocione baritonale del Cavaliere Oscuro – Will Arnett nella versione originale, Claudio Santamaria in quella italiana – riserva ai loghi delle case di produzione e distribuzione coinvolte. Perché questo capitolo intende andare addirittura oltre. La sceneggiatura di Grahame-Smith, McKenna e soci gioca con i brand – Warner Bros., DC Comics, Il signore degli anelli, ecc. – per meglio valorizzarli, dimostrando di aver compreso appieno come oggi l’importante sia non prendersi troppo sul serio e mascherare il più possibile la presenza del marketing (Deadpool docet). The Lego Batman lascia solo intravedere il lato commerciale della propria natura, annegandolo in una storia godibile di per sé e contraddistinta da una miriade di riferimenti a serie, film e manie del passato.
Di fronte al fatto di vedere nello stesso film Sauron, Voldemort, la Strega Cattiva dell’Ovest, Godzilla e King Kong, pochi possono resistere, a meno che non abbiano soffocato il fanciullino interiore. Tutti (ri)troveranno qualche ricordo sopito in Lego Batman, nessuno (forse) riuscirà ad afferrarli tutti. Ma non ha importanza, in un’opera talmente densa di rimandi da arrivare quasi ad affaticare lo spettatore: i più piccoli si lasceranno trascinare dalle acrobazie di Batman e soci e dai gadget che poi si faranno regalare dal babbo, ma rinunceranno presto a comprendere tutto ciò che viene detto e visualizzato.
Quel che più stupisce riguarda le “performance” su cui Lego Batman ha addirittura superato l’esperimento originario: le trame e sottotrame, i personaggi anche solo sfiorati e le contorsioni narrative sono aumentati ulteriormente, generando un flusso di informazioni impressionante da recepire a questa velocità. Ma dove The Lego Movie manteneva una coesione pressoché perfetta tra le sue parti, lo spin-off supereroistico esagera nell’ultimo segmento, in cui si avverte la prolissità e la presenza di almeno un controfinale di troppo.
Fino a lì, però, Lego Batman è un’esperienza quasi irresistibile, che dà il suo meglio quando sottopone Batman a una peculiare seduta psicanalitica, indagando nel suo privato come in nessun’altra trasposizione precedente e mettendo a nudo le molteplici contraddizioni del personaggio. Lego Batman accetta anche la sfida del sottotesto omoerotico, che accompagna da sempre la figura del Pipistrello: scegliendo di ribaltare da Robin su Joker la carica di bromance, Chris MacKay riesce a portare a casa una morale più tradizionalista e tranquillizzante che mai, con il bisbetico infine domato e costretto ad accettare di appartenere a una famiglia, per quanto peculiare e allargata.
Da applausi il doppiaggio di Claudio Santamaria, che rende fedelmente le sfumature di Arnett, mentre si rivela disastrosa la scelta di affidare la voce femminile (Barbara Gordon) a Geppi Cucciari, inadeguata per tono, accento e partecipazione emotiva.
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