L’ordine del tempo

CINEFORUM – Cinecircolo Valsesia
Regia di Liliana Cavani.
Un film con Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Ksenia Rappoport, Richard Sammel.
Genere Drammatico, – Italia, 2023, durata 112 minuti.
Distribuito da Vision Distribution.

Venerdì 13 ottobre, ore 21.00
Domenica 15 ottobre, ore 18.00
Lunedì 16 ottobre, ore 21.00

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Pietro ed Elsa sono una coppia di lungo corso con una figlia adolescente, Anna. Si avvicina il cinquantesimo compleanno di Elsa e gli amici storici si riuniscono per festeggiarla nella casa sul litorale laziale. Fra loro tre esperti di fisica: Enrico, da sempre innamorato di Paola, che però è venuta alla festa con il marito Viktor; Greta, accompagnata dallo psicanalista Jacob; e la ricercatrice Giulia. A loro si aggiunge la giornalista Jasmine. Due degli scienziati sanno qualcosa che è ignoto a tutti gli altri: l’asteroide Anaconda sta viaggiando a velocità altissima attraverso il sistema solare e rischia di abbattersi sulla Terra, distruggendola. È dunque il momento di tirare le somme della vita di ognuno dei presenti, che potrebbero essere spazzati via da un momento all’altro: il che significa fare un bilancio delle loro esistenze e delle loro relazioni.

No, non siamo nel mondo apocalittico di Don’t Look Up e nemmeno in quello nostalgico e politico di Il grande freddo, ma nella favola dal sapore rohmeriano di una Liliana Cavani che, alla soglia dei 90 anni, fa i conti con il tempo che scivola via più veloce di un Anaconda.

La regista e sceneggiatrice (insieme a Paolo Costella) si fa bastare quello che c’è e quello che resta, e il suo racconto d’estate non ha (per fortuna) nulla a che vedere con i tanti Carnage proposti dal cinema (anche italiano) recente. Guarda invece oltralpe, verso quel Piccole bugie tra amici che trattava il trascorrere della vita (e l’incontro con la morte) con levità e gentilezza.

L’ordine del tempo prende spunto dall’omonimo trattato di scienza di Carlo Rovelli ma si allarga alla spiritualità e all’amore come antidoto alla disperazione terrena, che non ha bisogno dell’arrivo di un asteroide per venirci a stanare. Il film è “una particella di luce” nel nostro universo oscurato, ed è pieno di tenerezza verso tutti i personaggi in scena: il che vuol dire verso l’umanità, vista da una prospettiva secolare.

“Pensiamo di avere un tempo infinito e poi ci accorgiamo di non averne più”, dicono questi cinquantenni per cui la minaccia della vecchiaia fa più paura dell’Anaconda, con la consapevolezza delle occasioni perdute, i viaggi mai intrapresi e le scelte irreparabili. C’è chi strappa le lancette dell’orologio e chi professa che il tempo non esiste e che è impossibile “cavalcarne le distorsioni”, chi confessa tradimenti consumati di nascosto e chi sapeva e ha guardato altrove, e tutti si accorgono di abitare l’incertezza, di non avere alcun controllo del proprio destino, di vedere soltanto il passato e non saper vivere nel proprio presente.

Come vi comportereste se sapeste che il mondo sta per finire?, chiede Cavani al pubblico con il suo caratteristico piglio provocatorio. E si capisce che ci ha riflettuto anche lei, concludendo che l’unico tempo non sprecato è quello dedicato agli affetti: una morale certamente non nuova, ma che nelle mani di una combattente sul fronte dell’espressione artistica e politica assume un significato particolare.

Che a 90 anni questa eterna ribelle si ponga verso la vita con commozione e l’intento di “danzare fino alla fine dell’amore” (o a danzare con amore verso la fine) ci sorprende, perché è (anche) un modo per seguire il giusto ordine del tempo: quello delle rivoluzioni e quello della comprensione, che non esclude la rabbia verso le ingiustizie, ma apre la porta alla consapevolezza delle fragilità di cui tutti dobbiamo prenderci cura.

Dunque la preghiera può rivelarsi più forte dell’impotenza (e nelle parole della suora qui interpretata da Angela Molina si sente l’eco di quelle delle Clarisse nel bel documentario di Cavani che non ha ancora avuto la distribuzione che merita); e lo scorrere del tempo segna gli appuntamenti con coloro che amiamo.

Tutto il cast è in forma, ma si notano soprattutto Alessandro Gassman con le sue improvvisazioni (quella a bordo mare accanto ad Edoardo Leo è un eco di certi confronti fra Gassman padre e Nino Manfredi) e Claudia Gerini con la concretezza di una maturità conquistata con ironia e buon senso.

La narrazione prende il ritmo a poco a poco, accantonando uno ad uno i chiodi come Charlot quando gli tocca sfamarsi con una scarpa. In questa arca di Noè nessuno è senza peccato ma neppure senza possibilità di perdono, e Cavani ci ricorda di rimanere resistenti e combattivi come il granchio blu (possibilmente senza divorare il pianeta) e di svegliarci ogni mattina rallegrandoci di essere (ancora) vivi.

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