Maria Regina di Scozia

Regia di Josie Rourke.
Un film con Saoirse Ronan, Margot Robbie, Jack Lowden, Joe Alwyn, David Tennant, Guy Pearce.
Titolo originale: Mary Queen of Scots.
Genere Biografico, Drammatico, Storico – Gran Bretagna, 2018, durata 124 minuti.
Distribuito da Universal Pictures.
Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

Venerdì 05 aprile ore 21.00
Domenica 07 aprile ore 18.00
Lunedì 08 aprile ore 21.00

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Scozia, 1561. Maria Stuarda, salita sul trono di Francia dopo aver sposato Francesco II, è rimasta vedova a 18 anni e ha deciso di tornare nella nativa Scozia, di cui è regina per diritto di nascita. Con il suo ritorno Maria rischia di contendere anche il ruolo di regina d’Inghilterra ad Elisabetta I, che i legittimisti disconoscono come erede di Enrico VIII. Maria ed Elisabetta sono cugine ma praticano religioni diverse, la prima cattolica, la seconda protestante. E tanto la corte d’Inghilterra quanto quella di Scozia temono che la Stuarda coltivi un legame con la Roma papalina, per tramare in segreto contro il regno anglosassone. “Un papista non siederà mai sul trono d’Inghilterra”, sentenziano. Tantomeno una papista: perché l’aristocrazia maschile di Inghilterra e Scozia non è affatto contenta che a contendersi il trono siano due donne.

Se Elisabetta “sceglie di essere un uomo”, e di non sposarsi né avere figli, Maria vuole “essere la donna che Elisabetta non è” e sa che potrà assicurare la discendenza reale agli Stuart solo partorendo un erede maschio. Ma il suo destino è segnato, come la Storia insegna, ed è solo una questione di tempo perché debba, diciamo così, chinare la testa.

“L’autorità delle donne genera mostri”, proclama John Knox, leader della Riforma Protestante in Scozia e arcinemico della Stuarda. Ma in Maria Regina di Scozia è la political correctness a partorire coacervi al servizio delle sensibilità contemporanee.

Così la corte cinquecentesca d’Inghilterra diventa magicamente mutietnica: aristocratici afrobritannici, l’italiano Davide Rizzio interpretato da un portoricano mulatto, la nobildonna inglese Bess of Hardwick trasformata in una star cinese. L’unico personaggio che contraddice (sgradevolmente) la political correctness è Henry Darnley, la cui omosessualità viene tradotta in “naturale propensione” all’infingardaggine e alla depravazione. Ancora più massiccia è l’influenza su Maria Regina di Scozia del #Time’sUp, che trasforma il racconto di una leggendaria (e storicamente documentata) rivalità fra due aspiranti al trono d’Inghilterra in una sorellanza mal gestita e ostacolata da uomini invidiosi.

Se da un lato è interessante, e storicamente plausibile, raccontare che le anche le sovrane più potenti dovessero piegarsi alla violenza e al maschilismo che le circondava, dall’altro è inopportuno forzare sul passato una visione contemporanea edulcorata e utopistica. Sarebbe stato un gesto più sinceramente femminista accordare a queste due donne di potere la stessa disinvoltura politica delle loro controparti maschili, invece che renderle lacrimose e sognatrici.

Sotto questo profilo sia Elizabeth che La favorita hanno mostrato maggiore attendibilità storica e maggiore comprensione dei limitati margini di manovra delle regnanti senza scadere nel melodramma sentimentale. E fa poca differenza che dietro la cinepresa ci sia una donna, la regista teatrale Josie Rourke, se il risultato mostra così poca duttilità. A uscirne con onore restano le due interpreti: Saoirse Ronan nei panni della volitiva Maria Stuarda e Margot Robbie – imbruttita e deturpata con una certa crudeltà registica – in quelli di una dolente Elisabetta I.

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